Quello che ancora dovrebbe
essere possibile, quel senza condizione che sollevava Antonio, e' cio'
che definisce l'universita' come "pensatoio".
Non ci stupisce scoprire nella carriera, nel curriculum di un artista, di
un architetto, ma anche di altri "professionisti", che il lavoro
di ricerca compiuto a scuola (ad esempio la tesi), si rivela il trampolino,
il momento in cui lo studente non e' solo studente ma creativo, focalizzato
su quello che poi sara' il percorso di una vita. Le dinamiche aziendali non
sempre permettono questo, soprattutto se applicate all'ambito universitario.
E' vero comunque, a me sembra, che oggi piu' che mai allo studente universitario
che si accinge a diventare professionista, si chiede di essere efficiente,
una macchina da lavoro.
In questo senso rileggo il testo di Duchamp a proposito dell'educazione di
un artista, perche' anche se ai nostri occhi e' un po' naive, rimane forte
l'esigenza della liberta' dell'artista. Ma la liberta' non si costruisce
certo sull'ignoranza, e a volte mi chiedo se le nostre universita' siano
in grado realmente di fornirci gli strumenti. Forse alzerei anche una polemica
sulle scuole considerate accademiche o meno. Quando accademico significa
tradizionalista e cieco, impositivo di un certo stile o di un certo pensiero,
concordo a considerarla una struttura obsoleta, ma non confonderei una pratica
come il disegno o la pittura come sintomo di accademismo. Dico questo perche'
quello che fa oggi un artista e' sempre piu' spesso coordinare, ma il pensiero
non e' mai slegato ad una forma e occorre imparare ad avere dimestichezza
con entrambi.
Mi viene da pensare, ora che mi trovo negli Stati Uniti, alla questione ad
esempio del diritto allo studio. Sto parlando nello specifico della privatizzazione
che sembra essere incombente anche per il nostro sistema scolastico. Se penso
che uno studente dell'NYU che non riceve agevolazioni deve pagare circa 40
mila dollari a semestre.. Lo considero semplicemente amorale. Mi chiedo come
possano non sentire questi ragazzi una tale tensione, che non e' data soltanto
da scadenze o tempi ristretti.
Alzo l'ultima questione. Si e' parlato di ricerca, di liberta' di ricerca.
Ma quanta liberta' effettiva esiste quando le scuole di pensiero sono realmente
racchiuse entro i limiti di un unico pensiero? Intendo, quando in una universita'
sono presenti figure carismatiche, come non diventare discepoli o esserlo
in maniera consapevole?