Le stragi del 1993, Autobombe che sanno dialogare, dal sito http://www.misteriditalia.com/stragi1993/
9 anni dopo
l'ultima strage, quella che portò la morte dentro una vettura del Rapido 904, sulla linea Napoli-Milano
(la strage di Natale), le bombe gettate nel mucchio tornano a fare rumore.
E cadaveri. La primavera-estate del '93, ormai quasi del tutto dimenticata
e forse rimossa, fu per l'Italia una nuova stagione di sangue. Forse, in quel
complicato intrigo che sono i misteri d'Italia, fu proprio quella la stagione
più misteriosa e, non a caso, quella che ha trovato una definitiva,
quanto poco credibile (anzi assolutamente incredibile), sistematizzazione
giudi- ziaria.
14 maggio 1993: un'autobomba esplode a tarda sera in via Fauro a Roma, nel
quartiere Parioli. uno dei più esclusivi della capitale, a due passi
dal teatro Parioli. L'esplosione avviene al passaggio di un'auto con a bordo
Maurizio Costanzo e sua moglie, Maria De Filippi, che dopo la registrazione
del "Maurizio Costanzo show", una trasmissione della rete televisiva
Canale 5, stanno facendo ritorno a casa. Nessuna vittima.
27 maggio 1993: Un'altra auto- bomba, questa volta piazzata a Firenze, in
via dei Georgofili, sotto la Torre del Pulci, non distante dalla Galleria
degli
Uffizi, esplode provo- cando 5 morti.
Notte tra il 27 e il 28 luglio 1993: Ancora un autobomba piazzata in via
Palestro a Milano provoca cinque morti.
Autobombe esplodono anche a Roma
davanti al
vicariato, in piazza San Giovanni e di fronte alla chiesa di San Giorgio
al Velabro: nessuna vittima. Poi il silenzio torna a pesare come una cappa
di
piombo. Che il Partito della Tensione, da quasi due decenni disattivo, sia
tornato in azione? Che ancora una volta, dopo gli anni dello stragismo, una
nuova minaccia stia sovrastando il Paese? E con quali finalità? Certamente
quei micidiali strumenti di morte (10 vittime, montagne di macerie) sembrano
soprattutto precisi avvertimenti lanciati, come segnali di condizionamento,
contro il cambia- mento che l'Italia sta vivendo in quel periodo: l'inchiesta
Mani Pulite sta facendo piazza pulita della classe dirigente nazionale, un
referendum ha appena introdotto un nuovo sistema elettorale basato sul principio
del maggioritario, c'è già chi (avventa- tamente) parla di Seconda
Repubbli- ca.
I messaggi sono lampanti, quelle autobombe sono ordigni dialoganti,
in tutti gli attentati emergono simbologie massoniche precise. Eppure la magistratura
batterà, senza prendere in considerazione alcuna alternativa, la sola
pista della mafia siciliana. Con un teorema quanto mai fantasioso: uno dei
maggiori esperti d'arte vivente, un tale Salvatore Riina, simpaticamente chiamato
dai suoi "Totò u curtu", avrebbe ordinato quegli attentati
per colpire delle opere d'arte nazionali, obiettivi che, semmai, appaiono
solo sullo sfondo, quasi un obiettivo collaterale, in appena tre dei cinque
episodi
stragistici.
Oggi una pietra tombale giudiziaria è stata posta sulle stragi della
prima- vera-estate 1993. Ma, verdetti della magistratura a parte, i misteri
restano tutti. Nessuno ha voluto ancora svelarli.