UCCISO IL REGISTA VAN GOGH

 

Marina Turco, Ucciso il regista van Gogh, choc in Olanda, da Il Manifesto del 3/11/2004



Il presunto assassino è un giovane marocchino. Il cineasta aveva già ricevuto minacce di morte per un film sulla sottomissione delle donne nella società islamiche.

Il giornalista e regista olandese Theo van Gogh è stato assassinato ieri mattina ad Amsterdam, dove viveva. Il presunto assassino è un giovane di 26 anni, con doppia nazionalità marocchina e olandese, fermato poco dopo l’omicidio non distante dal luogo del delitto. Tra la polizia e il giovane c’è stato uno scontro a fuoco, il presunto assassino è stato ferito ad una gamba.
L’omicio di van Gogh sembra quasi un delitto annunciato: il suo cortometraggio Submission dedicato alla violenza contro le donne nell’Islam gli aveva procurato parecchie antipatie nel mondo islamico e non solo. Per questo film, mandato in onda dalla televisione olandese, aveva ricevuto minacce di morte, anche se il capo della polizia, Leo de Wilt, ha spiegato che “non vi erano minacce concrete contro di lui che giustificassero una scorta personale”. La polizia tuttavia aveva adottato alcune misure di protezione nei confronti del regista, che però si divertiva a seminare gli agenti, fedele al suo credo di libertà.

Ieri mattina, alle 8.45, van Gogh si stava recando in bicicletta verso la sua casa di produzione, la Columne Productise. Secondo le prime ricostruzioni, un giovane vestito con l’abito tradizionale arabo jaballah, lo ha avvicinato e lo ha pugnalato, poi lo ha finito a colpi di pistola. Dopo aver lasciato il corpo senza vita del regista nella Linnaeustraat, l’uomo fugge verso lo Oosterpark ed esce sulla Mauritskade, dove lo aspettavano le forze dell’ordine. Qui avviene uno scontro a fuoco con la polizia, dove viene colpito a una gamba e catturato.

Il regista aveva appena finito un film sull’assassinio del politico di estrema destra Pim Fortuyn. Nel suo ultimo articolo sul quotidiano Metro, van Gogh aveva accusato il sindaco di Amsterdam, Cohen e l’attivista musulmano-belga Abouj Jahjah. Secondo il regista, la polizia olandese non avrebbe interesse ad aiutare gli “autoctoni” che vengono minacciati da “una sempre più aggressiva minoranza”. Le reazioni degli intellettuali, dei politici e dei cittadini olandesi all’omicidio, che viene già definito un delitto politico, ci riportano proprio a quelle che seguirono la morte di Fortuyn. Il sentimento più diffuso è la paura che in un paese considerato tra i più liberali al mondo la violenza possa limitare la libertà di parola e la tolleranza. Già ieri sera si è svolto in piazza Dam un sit-in per riaffermare l’importanza della libertà di parola e della tolleranza, e nel quale è stato ricordato il regista. Il sindaco di Amsterdam Cohen esprime “rabbia, incredulità ed orrore”, per il fatto che un evento del genere possa verificarsi in una città che ha sempre considerato la libertà di parola fra i suoi valori più alti.

Il premier Valkenende definisce il delitto un “attacco alle radici della democrazia olandese” e van Gogh un campione della libertà di espressione. Il premier olandese ha anche invitato tutti “a non trarre conclusioni affrettate” sottolineando che “sarebbe inaccettabile se la libertà di espressione fosse all’origine di questo brutale omicidio”. Anche la regina Beatrice ha commentato l’accaduto dicendosi “scioccata e stupefatta” per quanto accaduto. Van Gogh aveva al suo attivo uno ventina di film (alcuni avevano anche partecipato a Cannes) aveva scritto tre libri e collaborava con decine di riviste. Era un personaggio molto in vista, controverso, sempre sopra le righe.

Certamente il cortometraggio Submission aveva aizzato la polemica contro di lui, se non altro perché in questo periodo c’è un dibattito molto acceso in Olanda proprio sui temi dell’immigrazione e dell’integrazione degli stranieri. Il cortometraggio era stato realizzato in collaborazione con la parlamentare olandese di origine somala Ayaan Hirsi Ali.

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